N° 80

 

LA SPADA DEL GIUDIZIO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            L’espressione sul volto di Natasha Romanoff, la Vedova Nera, è di autentica e genuina sorpresa quando riconosce l’uomo in piedi davanti a lei ed esclama:

-Tu? Non è possibile!-

            L’uomo dai capelli e occhi castani e il fisico atletico si avvicina alla poltrona a cui è legata e mentre le sfiora il viso con la mano, replica:

-Certo che sono io. Perché ne sei così sorpresa?-

-Ti pensavo… mi avevano detto che eri morto.- risponde la Vedova Nera

-Già. Un piccolo trucco da mago per evadere dalla prigione. Mi conosci, Natasha, sono sempre stato pieno di risorse.-

-Ti conoscevo, Andrei, ora non so più chi sei.-

-Andrei Andreievitch Rostov non esiste più. Ora c’è solo Agamennone, un nome che mi sono scelto io. Ricordi? Era il nome che usavo quando tu e quel maledetto supereroe americano, la Cosa, avete rovinato i miei piani tanto tempo fa. Io non l’ho dimenticato.-

-Era un piano folle: volevi far detonare un ordigno nucleare sul fondo dell’Oceano Atlantico e creare uno tsunami radioattivo che si sarebbe abbattuto sulla costa orientale degli Stati Uniti.- [1]

-Quello era il passato, ora i miei obiettivi sono diversi: più modesti o più ambiziosi a seconda dei punti di vista.-

            L’uomo che si fa chiamare Agamennone accarezza ancora il volto della Vedova.

-Il tempo non sembra passato per te, mia cara.- dice -Sei sempre bellissima forse anche di più di quando eri una ragazzina. Ed io? Trovi che sia cambiato in tutti questi anni?-

-Io penso che tu sia sempre stato un bastardo.-

-Mi è sempre piaciuto il tuo temperamento, tesoro: sanguigno e passionale. Sono contento di aver ordinato di portarti da me viva e lo sono ancor di più ora che ho scoperto che hai buoni motivi per voler vivere.-

            Lui sa? Questo complica le cose, pensa Natasha, ma su una cosa ha ragione: lei deve tener duro e non solo per se stessa. La posta in gioco è molto alta e se Matt non troverà un modo per raggiungerla, dovrà cavarsela da sola come ha dovuto fare spesso.

 

            L’aereo atterra sulla pista dell’aeroporto della capitale del Khamistan, uno stato di cui quasi nessuno conosce l’esistenza. Durante il viaggio dal Kirghizistan mi sono informato: dopo la caduta dell’Unione Sovietica, approfittando di una disputa di confine, un pugno di ufficiali dell’ex Armata Rossa ha dichiarato l’indipendenza del territorio e per quanto quel pezzo di terra sia rivendicato praticamente da ogni Stato confinante, nessuno ha fatto niente per prenderselo, specie da quando la Federazione Russa ha avvertito che ogni atto ostile contro il Khamistan sarà interpretato come atto ostile contro di essa. Risultato: il Khamistan è diventato un porto franco per tutte le attività illecite della regione, un posto perfetto dove portare una prigioniera con la sicurezza che le Autorità non ti daranno fastidio.

            Questo non mi serve a molto, però, se non so dove trovare Natasha. Lei avrebbe saputo cosa fare ma io sono come un pesce fuor d’acqua: non conosco nemmeno la lingua locale.

-Voi è meglio che rimaniate qui.- dico alle due pilote Annie e Jill -Potremmo aver bisogno di avere l’aereo pronto al decollo e a dirla tutta, non sono affatto sicuro che se lo lasciamo incustodito in un posto simile non ce lo freghino.-

            Sento lo scatto di una pistola che viene armata e Annie che dice:

-Sappiamo difenderci. Lei pensi a ritrovare Miss Romanoff.-

            Le saluto e mi avvio fuori dal piccolo aeroporto. Non so davvero da che parte cominciare ma ci deve essere qualcuno da queste parti che parla Inglese e che potrò convincere a dirmi quel che voglio sapere… o altrimenti posso sperare che qualcuno s’innervosisca per la mia presenza e faccia la mossa sbagliata.

-Mr. Murdock… Mike Murdock?-

            Mi volto di scatto. Chi può avermi chiamato con l’assurdo nome di copertura che Natasha ha scelto per me sul presupposto del “Nascosto in bella vista”?

            Il mio senso radar mi rimanda l’immagine di un uomo alto quanto me, muscoloso ma non eccessivamente, il mio superudito mi rimanda un battito regolare. Potrebbe avere sui trent’anni o poco più. Sul colore dei capelli o degli occhi non posso dir niente ahimè, svantaggi della cecità.

-Calma, sono un amico.- dice e il suo battito cardiaco mostra che non sta mentendo -Mi manda Nick Fury.- vero anche questo.

            Parla un ottimo inglese ma con accento Russo. C’è qualcosa di familiare nel suo odore e nel suo ritmo cardiaco ma sono certo di non averlo mai incontrato prima d’ora.

-Qui mi faccio chiamare Piotr Yurevitch Bezhukov.- mi dice -Un nome di comodo come il suo. Lei sicuramente conosce mio padre: Ivan Petrovitch.-

            Il figlio di Ivan, certo. Natasha mi ha parlato di lui. Sembra che abbia trovato un alleato.

 

            Quando entro nella redazione del Daily Bugle, mi sento chiamare da Kathryn Cushing la caporedattrice della Cronaca Cittadina.

-Urich hai un minuto?-

            La raggiungo nel suo ufficio e mi chiudo la porta alle spalle.

-Di che si tratta?- chiedo.

-Come va l’inchiesta sul traffico di donne?-

-Qualcuno sta eliminando i rami secchi, diciamo così, ma tutte le piste portano alla Mafia Russa e a qualcuno che si è servito dei suoi contatti.-

-Quella è brutta gente, Ben. Se pensasse che sei un fastidio, non esiterebbe a gettarti in un bidone pieno di acido... da vivo.-

-Sono stato minacciato da gente come Kingpin e sono sopravvissuto.-

-C’è sempre una prima volta, Ben.-

            Pensiero poco consolante.

 

 

2.

 

 

            Seguo Yuri in un locale fumoso che mette a dura prova i miei supersensi. Lo sento parlare velocemente con un tizio e mi dico per l’ennesima volta da quando questa storia è cominciata che dovrei seriamente studiare il Russo.

            L’uomo si alza dal tavolino a cui era seduto e Yuri lo segue. Mi piacerebbe tanto sapere se mi ha fatto cenno di seguirlo, ma non importa, lo faccio ugualmente. C’è troppo in gioco per non correre rischi.

            Percorriamo uno stretto corridoio sino ad una porticina che si apre su un cortile ed usciamo all’aperto.

-E adesso?- chiedo.

-Aspettate.- è la risposta, in Inglese, del tizio.

-Aspettiamo cosa? Che i tuoi amici nascosti nell’ombra ci facciano fuori?-

-Sei un uomo sveglio, americano.- ribatte l’altro con un accento così pesante che mi ferisce le orecchie -Mi avevano avvertito che eri un uomo pericoloso.-

E così mi aspettavano. Questo chiarisce molte cose.

-Non avevo idea che fosse una trappola.- mi sussurra Yuri -Hanno bruciato anche me.-

-Abbiamo a che fare con una dozzina di avversari, ti preoccupa?- gli replico.

-Sono stato addestrato dai migliori istruttori che esistano. Mezza dozzina a testa non sono un problema.-

-Mi ricordi decisamente tuo padre.-

            Escono dall’ombra. Niente pistole, solo mazze e coltelli. Forse non vogliono far rumore, anche se non sono affatto convinto che la cosa interessi la polizia locale. Probabilmente vogliono solo prenderci vivi o almeno provarci. Tra loro non c’è nessuno dei due gemelli con cui ho già avuto a che fare. Peccato, ma sono convinto che lo scontro è solo rimandato.

            I nostri assalitori si fanno sotto mentre il tipo che ci ha portato qui dice:

-Niente di personale, solo lavoro.-

            Per me è molto personale, invece,è in gioco la vita di Natasha e non solo.

            Paro il primo attacco senza problemi e sferro un calcio al secondo assalitore. Estraggo dalla cintura il mio bastone e lo scaglio su un terzo e poi su un quarto.

            Alle mie spalle Yuri si difende bene disarmando un assalitore e sbattendolo contro un altro.

            Il loro datore di lavoro non deve aver detto loro troppe cose su di me perché sembrano sorpresi dalle mie mosse acrobatiche. Anche senza costume riesco a muovermi veloce quanto basta, gli abiti non mi impacciano.

Lo scontro si conclude presto e il tizio del bar tenta la fuga. Faccio scattare il cavo del mio bastone e gli blocco le caviglie per poi trascinarlo verso di me. Lo prendo per il bavero e gli dico:

-Ora io e te faremo una chiacchierata. Mi dirai tutto quello che sai e non provare a mentirmi perché ti assicuro che me ne accorgerò e te ne farò pentire.-

            Sono certo che ha capito che non sto scherzando.

 

            La Vedova Nera fa un lungo sospiro. È importante che mantenga la calma e la freddezza in questo momento.

-Cos’hai in mente stavolta, Andrei?- chiede al suo carceriere -Non credo che tu voglia nuclearizzare questo posto dimenticato da Dio.-

            Andrei Andreievitch Rostov sorride e risponde:

-Sono venuto in Khamistan perché sapevo che ci saresti venuta tu e desideravo un nuovo confronto tra di noi. Il tuo amico Devil è un bonus insperato ma gradito. Dopotutto tu e lui avete interferito fin troppo spesso nelle mie faccende ultimamente.-

-Quali faccende? Non posso credere che tu ti sia ridotto a dirigere un traffico di schiave sessuali, quindi cosa…?-

            Un lampo di comprensione attraversa il volto di Natasha. Improvvisamente tutto le è chiaro ed esclama:

-Tu… tu lavori per il Consorzio Ombra!-

            Rostov fa una divertita risata

-Mia cara, ti sbagli: possiamo dire che il Consorzio Ombra lavora per me. Io sono uno dei sette componenti del Consiglio che lo governa. Beh, a dire il vero ora siamo in sei, dopo che quello che supervisionava l’affare Vedova Rossa ha incontrato una tragica fine dopo il suo fallimento.-[2]

-Lo avete ucciso voi come punizione?-

-Mia cara, fino ad un attimo fa ero quasi convinto che fossi stata tu ad eliminarlo, anche se il modo in cui è stato ucciso, così efferato, non mi sembrava nel tuo stile,[3] ma la tua sorpresa è genuina e ora so che sei innocente. Ho imparato a leggere nel tuo volto e nei tuoi occhi, ricordi?-

-Ho preferito dimenticare.-

-La tua lingua è sempre affilata, tesoro.-

            In quel momento si sente bussare alla porta e poco dopo entrano due uomini assolutamente identici tra loro: sui trent’anni, capelli biondi e corti, occhi azzurro chiaro.

-Conosci già i gemelli Ulyanov, vero Natushka?- le si rivolge ancora Rostov.

-Ho avuto questo piacere, sì.- risponde, ironica, la Vedova Nera -Solo che fino a poco tempo fa non sapevo che fossero in due. Avevo, però, riconosciuto nel loro stile il marchio del tuo addestramento anche se non volevo crederci.-

-Vassily Ilyich e suo fratello Vladimir erano i migliori del loro corso e mi sono rimasti fedeli anche dopo che sono caduto in disgrazia.-

-Come… come li hai chiamati?-

-Te ne sei accorta eh? Il loro padre pensò che fosse una bella idea dare a uno dei suoi gemelli lo stesso nome di Lenin. Forse erano anche imparentati. Non lo so e non m’importa. Con quel nome e patronimico Vladimir è stato oggetto di molti scherzi ma sono serviti a temprargli il carattere e lo stesso si può dire di suo fratello Vassily. Sono stati i miei migliori allievi… dopo di te, ovvio.-

-Davvero dei bravi allievi: ne hai fatto degli spietati sicari.-

-La stessa cosa che ho fatto con te o hai dimenticato anche questo?- Rostov si volge verso i due gemelli e chiede -Cosa c’è?-

-L’agguato contro l’americano è fallito.- risponde uno dei due gemelli.

-Come era prevedibile, del resto. Poco importa, tanto verrà qui comunque. Tu e tuo fratello preparatevi ad accoglierlo come si conviene.-

            Parlano di Matt, pensa Natasha. Gli hanno sicuramente preparato una trappola e lei non può avvertirlo. Non può nemmeno aiutare se stessa, almeno per il momento.

            Rostov si volge verso di lei.

-Forse sarai lieta di sapere che il tuo uomo sta arrivando come un cavaliere che dà l’assalto al castello per salvare la principessa. Peccato che potrebbe arrivare troppo tardi.-

            Il tuo uomo. Che Andrei lo sappia davvero o sta solo punzecchiandola? Deve distrarlo.

-E che fato hai previsto per me, Andrei? Vuoi uccidermi?-

-L’idea era effettivamente quella all’inizio.- risponde Rostov -Ma dopo averti rivisto… ed aver appreso il tuo piccolo segreto… ho avuto un’idea migliore e spero che ti piacerà.-

            Dal suo tono, Natasha ne dubita seriamente.

 

            Mi sono messo il costume di Devil e sono arrivato vicino ad una villa che domina uno spiazzo vuoto.

-Sembra un vero fortino e noi dovremo avvicinarci senza posti in cui nasconderci.- commenta Yuri Petrovitch.

-Tu lascia fare a me.- ribatto.

            Scatto correndo velocemente a zig zag per evitare spari che non arrivano. I miei sensi mi avvisano in tempo della presenza di telecamere permettendomi di evitarle. Sono certo che il proprietario di questa fortezza si aspetta una mia visita ma non intendo rendergli le cose facili.

In breve sono appoggiato al muro di cinta. Finora tutto bene, anche troppo bene per i miei gusti.

Uso il mio cavo per spingermi oltre la recinzione ed atterrare dentro un piccolo giardino.

Evito senza problemi un sensore di movimento e forse una trappola. Mi avvicino ad una porta blindata. Senza i miei supersensi non sarei mai in grado di aprirla, ma una combinazione di supertatto e superudito mi permette di far scattare la serratura.

            Nello stesso momento qualcosa si alza alle mie spalle dal terreno ed odo uno scatto rivelatore.

Mi getto a terra evitando di misura le scariche di due mitragliatrici gemelle. Ho solo una possibilità: scaglio il mio bastone e blocco il meccanismo di sparo di una e poi della seconda. Anche di questa precisione devo ringraziare i miei supersensi.

Mi rialzo ed entro nella casa. I veri problemi iniziano ora.

 

 

3.

 

 

            Franklin Nelson, Foggy per gli amici, Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Giudiziario Sud dello Stato di New York, entra nella stanza dove lo stanno aspettando due donne e un uomo. La prima ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, veste in modo informale: giubbotto di pelle, jeans, maglietta e cappellino da baseball calato in testa. Il suo nome è Kathy Malper e anche se nessuno lo crederebbe vedendola adesso, è il numero due della Procura Federale diretta da Foggy. La seconda donna ha i capelli rossi e veste un sobrio tailleur verde scuro. Si chiama Grace Powell ed è Vice Procuratore  Distrettuale Capo e Procuratore ad interim della Contea di New York. L’uomo con loro è ben vestito ed è di chiara origine cinese. Si chiama William Hao ed è il Procuratore Distrettuale che Grace dovrebbe sostituire. La sua morte è stata una finzione per poterlo proteggere durante l’indagine sul Consorzio Ombra.

-Stiamo giocando una partita delicata.- dice Foggy sedendosi -A parte noi stessi e pochi altri, non possiamo fidarci di nessuno.-

-Questo lo sapevamo già.- commenta Bill Hao -Se non altro, abbiamo fatto progressi, anche se con alleati inusuali. Chi l’avrebbe mai detto che avrei avuto l’aiuto dei capi del Crimine Organizzato cittadino?-

-Fisk e Jimmy Six credono che tu sia un supercriminale e pensano che sotto la maschera di Chaka Khan si celi sempre tuo fratello Robert.- interviene Kathy.

-Una mascherata che ha pagato. Fisk e Fortunato fanno il loro interesse, che in questo caso coincide con il nostro.-

-Una cosa che non mi piace.- dice Grace Powell -Dovremmo cercare di metterli dentro e non collaborare con loro.-

-Purtroppo in questa storia non abbiamo avuto altra scelta.- replica Kathy Malper -Siamo stati costretti a reclutare collaboratori esterni anche discutibili come Elektra Natchios.-[4]

-Elektra, già.- borbotta Foggy -Un azzardo che potrebbe pagare molto bene, tuttavia…-

-Tuttavia?- chiede Bill.

-Ho riflettuto su alcune coincidenze ed ho deciso di estendere le mie ricerche anche in un’altra direzione.-

-Ovvero?-

-Mia… mia madre Rosalind Sharpe e Norman Osborn.-

            Il silenzio cala nella stanza.

 

            Chiunque ci sia nella casa, devo agire nel presupposto che sappia che sono entrato e che mi abbia preparato qualche trappola. Nulla di nuovo per me dopotutto.

            Misuro ogni passo e sto attento al minimo rumore. Finora tutto bene, ma non può durare, lo so bene.

            C’è qualcuno alle mie spalle. È molto bravo a nascondersi nell’ombra e a ridurre perfino il ritmo del suo respiro, ma non abbastanza per me. Lancio il mio bastone nella direzione di quei rumori ed odo un gemito soffocato seguito dal rumore di qualcosa di metallico che cade a terra, una pistola direi.

            Il mio avversario esce allo scoperto mentre il bastone torna nelle mie mani. Sapevo chi era prima ancora di stanarlo: uno dei due gemelli russi.

-Sei solo stavolta?- gli chiedo.

            Lui non risponde e mi sferra un calcio rotante che evito di misura. Faccio una piroetta e gli piombo addosso. Rotoliamo sul pavimento e lui mi stringe il collo tentando di strangolarmi.

            È in gamba, l’ho già detto, ma il suo giochetto si può fare in due e vedremo chi cederà per primo.

 

            Dakota North fa ancora fatica a camminare. Un uomo che si fa chiamare Bullet ha cercato di picchiarla a morte e sarebbe anche riuscito nel suo intento se non fosse stato per l’intervento dell’uomo biondo che ora le sta al fianco: Bob Diamond, attore e maestro di arti marziali.[5]

            Ci sono due buoni motivi perché oggi Dakota e Bob siano in ospedale: il primo è che lei deve fare delle lastre di controllo delle sue lesioni e il secondo è per informarsi sulle condizioni di suo padre, rimasto quasi ucciso in un attentato alla sua vita.

            Dire che tra Stephen J. North e Dakota non corre buon sangue sarebbe definito delicato eufemismo, tuttavia lui è sempre suo padre e Dakota è pur sempre sua figlia. Il sangue non è acqua si suol dire.

            L’infermiera di turno scorre un elenco.

-North, Stephen J. Eccolo qui.- dice infine -È fuori dalla lista dei quelli in pericolo di vita e può ricevere visite, se vuole…-

-Non adesso, grazie.- risponde Dakota.

            Si gira e si trova di fronte un uomo dai capelli castani un po’ più anziano di lei.

-Buongiorno Miss North.- la saluta questi.

            Dakota lo squadra perplesso.

-Sono il Sergente Brady O’Neil della squadra investigativa del Procuratore Distrettuale di Manhattan.- si presenta -Sto indagando sull’attentato a suo padre.-

-Credevo che se ne occupasse già il Distretto di Midtown Nord o addirittura i Federali.- replica Dakota, perplessa.

-Diciamo che stiamo collaborando ed a questo proposito, vorrei parlarle un attimo… in privato.-

-Se volete, me ne vado.- interviene Bob Diamond.

-Non è necessario.- ribatte O’Neil -Anzi, forse la sua presenza ci sarà utile Mr. Diamond.-

            Non è un semplice interrogatorio, comprende Dakota, ma cosa vogliono davvero da lei?

 

 

4.

 

 

            Quando entro nel palazzo chiamato Police Plaza Uno mi sembra di avere gli occhi di tutti addosso ma è solo paranoia, anche se di sicuro le telecamere stanno immortalando la mia immagine per i posteri, ma forse esagero e tra una settimana quel video sarà stato cancellato per far posto ad altri.

            Il poliziotto di guardia all’ingresso guarda con aria annoiata il mio tesserino e borbotta:

-Passi pure,Urich. Sa dove andare, vero?-

-Certo:- rispondo -Quattordicesimo piano.-

            Mi soffermo a guardare l’atrio dove i segni della recente esplosione causata dal Coordinatore[6] sono ormai quasi cancellati, poi mi avvio verso l’ascensore,

Il Commissario di Polizia Arthur Stacy ha deciso di concedermi un’intervista e non è il caso di farlo aspettare.

 

            La Vedova Nera saggia la consistenza dei suoi legami. Se avesse abbastanza tempo, forse potrebbe riuscire a trovare un modo per liberarsi ma lo avrà?

            Come se le avesse letto nel pensiero, l’uomo che si fa chiamare Agamennone le dice:

-Sono certo che potresti liberarti alla fine, Natasha, ma acceleriamo i tempi.-

            Fa scattare le serrature delle sue manette liberandola. Perplessa, Natasha si alza in piedi con un po’ di fatica e si massaggia il polsi doloranti.

-Perché, Andrei?-

            Lui sorride mentre risponde:

-Forse sono solo sportivo o forse sono solo curioso di vedere se l’allieva è finalmente in grado di battere il maestro. Armi pari, Natushka, niente gadget o congegni strani. Solo mani e piedi. Te la senti?-

            Per tutta risposta la Vedova Nera lancia un grido e salta verso di lui sferrandogli un calcio che Rostov evita di stretta misura.

-Ben tentato, ma non è abbastanza.- dice, sferrando alla donna un colpo col taglio della mano che lei para facilmente.

            Nei minuti che seguono, entrambi cercano, colpo su colpo, di superare le difese l’una dell’altro senza successo.

-Sembra che siamo in una situazione di stallo, tesoro.- afferma Rostov.

-Nei tuoi sogni!- esclama Natasha

Vede un punto in cui la sua guardia è abbassata e ne approfitta per sferrargli un colpo di taglio al mento, poi gli sferra un calcio all’inguine.

-E non chiamarmi mai più tesoro.- gli dice.

 

            Il mio avversario è tosto ma lo sento cedere. La sua stretta si allenta ed io ne approfitto per sferrargli una ginocchiata, poi rotolo di lato. Questo round è mio ma non è certo finita.

            Lo scatto di una pistola che viene armata mi avverte di un nuovo pericolo. Evito facilmente il proiettile e mi trovo di fronte il secondo gemello. Ai suoi piedi il respiro sommesso di Yuri Petrovitch svenuto ma ancora vivo.

            Ci squadriamo cercando di capire chi attaccherà per primo e come. Lui non può saperlo, ma io ho un vantaggio che lui non ha: dal suo battito e ritmo del respiro posso capire quando sta per agire una frazione di secondo prima che lo faccia. Quanto basta perché il mio fidato bastone gli colpisca il polso destro mentre sta sparando, disarmandolo e al tempo stesso deviando il colpo.

-Ed ora vediamo cosa sai fare senza armi.- lo sfido.

 

 

5.

 

 

            Arthur Stacy mi riceve nel suo ufficio del quattordicesimo piano del Police Plaza Uno e definire cupo il suo volto è usare un eufemismo. Nell’ufficio con lui c’è anche il Capo del Dipartimento di Polizia Marcus Stone.

-Si sieda, Urich.- mi invita e poi va subito al sodo -Le dico subito che mia figlia non rilascerà altre interviste né al suo giornale né ad altri.-

-Non è per questo che sono qui.- replico -Voglio sentire lei, il suo parere, le sue reazioni.-

-Le mie…-

            Per un attimo ho la sensazione che Stacy stia per mettersi a ridere, poi il suo atteggiamento cambia e la sua voce si fa sommessa:

-Ho sempre pensato che mio fratello George sarebbe stato più adatto di me per questo posto. Lui è sempre stato più razionale e meno impulsivo di me. Forse lui avrebbe trovato un sistema migliore del mio per risolvere la situazione. In fin dei conti io non sono stato capace di proteggere mia figlia.-

-Credere di essere capaci di proteggere tutto e tutti è spesso un’illusione.- commento.

-Forse.- ribatte lui -Forse. Ma non parliamo di questo adesso: lei capisce che non posso dirle molto sulle indagini, non voglio allarmare quei bastardi che hanno rapito la mia Jill.-

-Immagino che sia al corrente che grazie ad una soffiata fatta ad una mia collega, ora i Federali stanno rintracciando i movimenti del denaro servito a pagare i servigi dell’organizzazione che ha portato sua figlia sino a Madripoor.[7] Joy Mercado ha rinunciato ad uno scoop per informare le autorità.-

-Ci stai dicendo che dovremmo fidarci di te, Ben?- mi chiede Stone.

-Sto dicendo che non dovete per forza essere diffidenti.- ribatto.

-Forse hai ragione.-

            Mi stanno nascondendo qualcosa, ma cosa?

 

            Becky Blake si rivolge alla giovane interna:

-Meredith. Scovami tutto quello che puoi sull’inquinamento chimico e preparami un dossier dettagliato. Abbiamo una class action da iniziare.-

            La porta d’ingresso dello studio legale si apre e qualcuno entra. Si ode una voce d’uomo:

-Sto cercando Matt Murdock. È qui?-

-Mi dispiace.- risponde la segretaria -Mr. Murdock è in vacanza. Tornerà la prossima settimana.-

-Capisco. Peccato, speravo di poterlo incontrare.-

-Devo lasciargli detto qualcosa?-

-No, non importa: mi farò vivo io.-

            L’uomo esce un attimo prima che, spingendo la sua sedia a rotelle, Becky raggiunga il corridoio.

-Chi era, Alice?- chiede alla segretaria. Ho sentito che cercava Matt.-

-È così.- risponde la perplessa segretaria -Non ha detto il suo nome, però, ed è sparito prima che potessi chiederglielo.-

            Molto strano, pensa Becky, davvero molto strano.

 

            Il mio avversario è davvero in gamba, lo riconosco. Anche disarmato, non si è perso d’animo e mi ha sferrato un calcio rotante che riesco ad evitare senza troppi problemi.

Stesse mosse del suo gemello ma questo è il suo tallone d’Achille perché posso prevedere quel che farà con maggiore facilità. Ad esempio, adesso sta eseguendo una finta di sinistro per poi colpirmi col destro. Lo anticipo e lo colpisco prima io. Lo incalzo sferrandogli un calcio al mento. Uno come lui non deve avere il tempo di riprendersi o mi darà filo da torcere.

Sento del movimento alle mie spalle: l’altro gemello si è ripreso ed ora impugna la pistola caduta a quello che sto combattendo. Non mi preoccupo perché ho anche sentito altro, qualcosa che mi dice che il problema sarà presto risolto.

Il rumore di un colpo alla nuca del mio aspirante sparatore mi dice che Yuri Petrovitch ha fatto il suo dovere.

-Doveva assicurarsi che fossi sempre svenuto.- dice.

            Un altro calcio e sistemo definitivamente il mio avversario poi mi rivolgo a Yuri:

-Andiamo a cercare Natasha.-

-E loro?- dice lui indicando i due gemelli.

-Resteranno svenuti quanto basta.- ribatto -Ora seguimi.-

La traccia del profumo di Natasha mi guida infallibilmente verso un vicino salone, ma prima che possiamo arrivarci ecco che lei ne esce.

-Natasha!-.esclamiamo quasi all’unisono io e Yuri.

-Sei libera.- aggiungo io.

-Sì, ce l’ho fatta.- risponde lei ma prima di poter dire altro sviene.

            La prendo tra le braccia e la depongo su un vicino divanetto. Dopo pochi istanti apre gli occhi.

-Sono proprio svenuta come una donnetta.- cerca di scherzare.

-Non importa.- replico -L’importante è che tu stia bene.-

            La sua voce si fa un sussurro mentre aggiunge:

-Devo dirti una cosa importante Matt. Volevo aspettare il nostro ritorno per farlo ma…-

-La so già.- le dico con un sorriso -Sei incinta. Due gemelli. È da qualche tempo che sento i loro battiti congiunti oltre al tuo. Non ho detto niente perché aspettavo che ne parlassi tu.-

-Due gemelli.- la immagino sorridere -Che ne dici?-

-Che sono felice, molto felice,-

            Yuri ritorna con l’acqua e Natasha si mette a sedere dicendo:

-Non mi aspettavo di trovarti qui.-

-Vado dove mi mandano.-

-Ed è solo una coincidenza che Nick Fury ti abbia mandato qui proprio adesso, certo.-

-Sei proprio diffidente.- ribatte Yuri ridacchiando poi aggiunge -I due gemelli si sono ripresi in fretta. Sono scomparsi.-

            Come colpita da un pensiero improvviso, Natasha esclama:

-Andrei!-

-Cosa?- chiedo.

            In quel momento si ode il rumore di un elicottero dal retro della casa. Ci precipitiamo fuori ma è ormai troppo tardi: il velivolo è ormai lontano.

-Quel bastardo!- esclama ancora Natasha.

-Ti dispiace spiegarci qualcosa?- le chiedo.

            Nel più breve tempo possibile ci spiega di Andrei Rostov, alias Agamennone e del suo ruolo nella vicenda. Ha appena finito di parlare che la casa alle nostre spalle esplode e l’onda d’urto ci sbatte a terra.

-Tipico di Andrei.- commenta Natasha rialzandosi -Dobbiamo inseguirlo.-

-Dovremmo sapere dove è diretto.- replico.

-Ma io lo so.- ribatte Natasha -Mi ha rivelato i suoi piani poco prima di liberarmi. La sicurezza di sé è sempre stata il suo maggior difetto. Era sicuro di battermi ma l’allieva ha superato il maestro.-

-Che intenzioni ha?- chiede Yuri.

-Le peggiori possibili.- risponde lei -Deve essere fermato prima che accada l’irreparabile. Dobbiamo andare in Russia.-

            I guai non finiscono mai.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Veramente pochissimo da dire:

1)     Andrei Andreievitch Rostov è un personaggio creato da Chris Claremont & Bob Brown su Marvel Two in One #10 datato luglio 1975.

2)     Yuri Ivanovitch Petrovitch, la quarta Dinamo Cremisi e figlio di Ivan Petrovitch. È stato creato da Tony Isabella & George Tuska su Champions #7 datato agosto 1976.

3)     Il Khamistan è uno dei tanti stati fittizi Marvel. È stato creato da Dan Jurgens su Captain America Vol. 3° #41 datato maggio 2001.

Nel prossimo episodio: una corsa contro il tempo per fermare i piani di Agamennone. Ma quali sono questi piani? E come potranno la Vedova Nera e Devil bloccarlo se devono anche evitare le autorità russe?

 

 

Carlo



[1] Su Marvel Two in One #10 (In Italia su Fantastici Quattro, Corno, #154).

[2] Come visto in Lethal Honey #19.

[3] In realtà è stata un’altra Vedova Nera, quella che operava nella Golden Age, ma loro non possono saperlo

[4] Come visto su Marvel Knights.

[5] Come visto nell’episodio #75

[6] Su L’Uomo Ragno MIT #83.

[7] Vedi Capitan America MIT #75.